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CULTURA BELLICISTA E MILITARIZZAZIONE: DALLO STATO SOCIALE ALLO STATO DI GUERRA

FINANZIARIZZAZIONE, GUERRA E CAOS STRATEGICO: UN’ANALISI AMPLIFICATA

La finanziarizzazione non è un mero meccanismo economico, ma il cuore pulsante di una logica di dominio che trova nella guerra un elemento strutturale. La concentrazione di potere finanziario in pochi fondi globali conferisce loro la capacità di plasmare i mercati e condizionare le politiche nazionali, trasformandoli in veri e propri architetti di instabilità sistemica. La speculazione, motore di un profitto slegato da considerazioni sociali e umane, genera le condizioni ideali per conflitti e crisi. In questa prospettiva, la guerra non è un’anomalia, ma una conseguenza logica di un sistema che pone il guadagno al di sopra di ogni valore, inclusa la vita umana. Continue reading


Salamandre, che fare

Vietato salire sui muriSentiamo la necessità e l’urgenza di aggiornare le nostre griglie interpretative tradizionali per conoscere ed intervenire sul presente, inserendo nel nostro dibattito gli aspetti innovativi legati alle profonde trasformazioni avvenute nello scenario internazionale, alle nuove dimensioni del dominio e dello scontro di classe. Una classe che come diciamo da tempo ha perso i suoi connotati tradizionali, e uno scontro di classe anch’esso profondamente modificato e in fase di ulteriore veloce evoluzione a partire dai processi produttivi e di controllo.

Consideriamo prioritario ragionare anche sulle forme comunicative per rendere veicolabili e comprensibili i nostri contenuti all’interno di un panorama dove la comunicazione è diventata in generale molto complessa, soggetta ad un velocissimo sviluppo tecnologico all’interno delle modalità estemporanee di un eterno presente, in cui sono ormai patrimonio comune pratiche e aspetti di analisi per noi da approfondire e compenetrare, per uscire dalla dicotomia tra frammentazione di intervento, a volte anche avanzate, e replica stantia di dogmi storicamente rassicuranti ma inadeguati.

Novità e complessità che richiedono una grande attenzione, una intelligenza collettiva ottenibile solo con un dialogo continuativo tra coloro che intervengono attivamente nei vari territori sui diversi fronti di lotta, sia per individuare gli aspetti più innovativi che per partire da quello che c’è, per capire cosa sedimentare e su cosa avanzare, per trovare i contenuti su cui puntare affinchè possano essere veicolati a e da una comunità ampia.

E’ necessario capire cosa possa essere utile fare, oggi, per una organizzazione rivoluzionaria, e come farlo, non limitandosi ad un dialogo al nostro interno, ma allargandoci a cerchi concentrici a partire dal confronto con militanti e gruppi di sensibilità e di intervento comuni per definire insieme una forma organizzativa utile a contribuire alle forma di resistenza e di rilancio delle posizioni libertarie a partire dai concetti di dualismo organizzativo e di solidarietà collettiva.

Come Salamandre comincia quindi un percorso aperto, non solo su invito a realtà esistenti.

Una prima fase organizzatrice molto leggera, che non può venire dall’alto ma deve partire da un coordinamento tra chi agisce nei vari territori su vari fronti di lotta, a partire dai temi emergenti dagli interventi in corso, e valorizzando le conoscenze e l’interesse di chi voglia partecipare attivamente alla nascita di questa nuova realtà organizzativa in divenire, organizzando momenti di confronto e approfondimento tematici, aperti e finalizzati a confrontarsi su pratiche concrete.


E’ nato il coordinamento Salamandre

Questo documento parla di una scissione inevitabile, di un’assemblea autoconvocata dalle compagne e dai compagni fuoriusciti da AL-FdCA e della conseguente nascita di un Coordinamento, denominato “Salamandre”.

“ Il ciarlatano fascista afferrò la maschera da lupo mannaro, si diede alla magia con nomi semifolli, con sceneggiature da romanzo dell’orrore che trapassa nel kitsch ma anche nella schizofrenia del piccolo borghese, ben utilizzata con profitto. Insomma la schizofrenia della cuccagna presa sul serio, che viene anch’essa dal dorato occidente”

( tratto da Il principio speranza, Ernst Bloch)

 

Una scissione sofferta, ma ormai inevitabile di fronte ad una gestione sclerotizzata ed autoritaria

Alcuni mesi fa un gruppo di compagni e compagne, firmatari tra gli altri di questo documento, ha deciso di scindersi da AL-FdCA, pur avendo contribuito a consolidarla in decenni di militanza politica.

Non è stato un fulmine a ciel sereno, è stata una scelta sofferta e ragionata di un nutrito gruppo di militanti di fronte al diniego senza appello, da parte della Segreteria di AL-FdCA, di convocare un Congresso straordinario richiesto da tempo. Un diniego che ha rappresentato l’ulteriore prova del livello di sclerotizzazione in atto nell’organizzazione politica da tempo imbalsamata in un aspetto formale di continuità – purtroppo subito passivamente dai più- che ha coperto e copre l’incapacità di confrontarsi con il nuovo che avanza.

Una scissione peraltro inevitabile proprio per ritrovare il senso del comunismo anarchico

Una sclerotizzazione che oltretutto ha prodotto, negli ultimi anni, una identità ideologica auto-referenziale che non può bastare, né storicamente è mai bastata alla nostra organizzazione politica, per restare fedeli al mandato storico che come comunisti anarchici abbiamo sempre perseguito. Una identità ideologica peraltro privata del necessario dibattito sugli aspetti emergenti legati al nuovo scenario internazionale e allo stato della nostra classe di riferimento.

Uno scenario mondiale che non ci può trovare inermi

Il mondo è sull’orlo di una catastrofe, ambientale sociale culturale e politica. Il capitalismo (inteso come modo di produrre e di consumare che determina i rapporti sociali) sta distruggendo intere regioni del pianeta impedendo alle popolazioni di vivere su quei territori. Gli effetti drammatici dei forti e sempre più repentini cambiamenti climatici aggravati da una irresponsabile gestione delle risorse territoriali privano le popolazioni dei beni essenziali a riprodurre la vita umana. La devastazione sociale e culturale è evidente, l’atomizzazione sociale e la privatizzazione dei servizi sociali continuano il loro cammino in cerca di sempre maggiori profitti che vengono inghiottiti dal sistema finanziario.

La ristrutturazione del capitalismo e la ridefinizione delle aree del potere globale stanno determinando svolte autoritarie in tutti i paesi del mondo, mentre il militarismo e la guerra -che viene ormai invocata come una necessità dagli attori internazionali- stanno avendo il sopravvento su ogni cosa.

L’accelerazione dei processi di disfacimento politico e sociale sta portandoci, anche a scala nazionale, in un tunnel senza uscita: le istanze di libertà e autodeterminazione individuale e collettive vengono attaccate a tutti i livelli, per far fronte a dinamiche repressive e di censura.

Anche il ruolo dello Stato, così come i processi di sfruttamento economico, si è modificato e ha ceduto alle oligarchie finanziarie il ruolo di gestore degli investimenti e del livello di welfare ammissibile. Le privatizzazioni dei beni pubblici, della sanità e della scuola hanno portato a un ulteriore impoverimento di uno strato sempre più ampio di popolazione, sempre più privato dei beni e dei servizi essenziali e necessari ad una vita minimamente dignitosa.

Da Bologna la necessità di darsi percorsi e strumenti per adeguare le procedure tradizionali di lotta

Quanto successo in questi ultimi anni ha dimostrato che le organizzazioni politiche che si chiudono dogmaticamente su se stesse finiscono col non essere più in grado di interpretare gli avvenimenti politici e culturali, le nuove dimensioni del potere, le nuove determinazioni dello scontro di classe, sfuggendo alle inevitabili contraddizioni che questi mutamenti portano con sé.

La scomposizione della nostra classe, imposta dagli sviluppi che ha avuto il capitalismo negli ultimi decenni, è tale che per avere una visione di insieme di quelle che sono le condizioni sociali della classe stessa non è più sufficiente la sola partecipazione a strutture di massa (i sindacati) con le stesse modalità e con gli stessi strumenti di alcuni decenni fa. Il nostro faro principale rimane l’anarchismo di classe e il nostro percorso politico si attua nel campo della lotta di classe, ma riteniamo che gli aspetti del dualismo organizzativo non siano più oggi praticabili secondo facili schemi collaudati nei decenni passati.

Preso atto della situazione di non ritorno e ritenendo l’esperienza in AL/Fdca ormai conclusa, ci siamo autoconvocati a Bologna il 16 Giugno di questo anno.

Nell’assemblea, ritenendo che, in questa fase storica, sia necessario mantenere un forte collegamento tra i compagni e le compagne uscite dall’organizzazione politica Al-FdCA, abbiamo deciso di strutturarci in un Coordinamento delle varie realtà territoriali di appartenenza, ipotizzando specifiche iniziative di partecipazione alle manifestazioni di opposizione al potere statale e capitalistico.

Ci auto-affidiamo, collettivamente, il compito di coordinare al meglio le nostre attività per rimanere fedeli al nostro indirizzo internazionalista e anti patriottico e costruire argini contro nazionalismo e razzismo, società patriarcale e militarismo, per un mondo in pace, senza guerre.

E’ inoltre iniziato già da subito, tra noi, un confronto per aggiornare le griglie interpretative di un tempo rispetto allo scenario delle modificazioni che il capitalismo oggi impone, convinti che l’invarianza storica non può mai essere la forma organizzativa di qualsivoglia OP, a maggior ragione se si tratta di una organizzazione politica di anarchici e anarchiche.

Unire le intelligenze e le esperienze di lotta per potenziare la risposta sociale

Il confronto intrapreso, che proponiamo di aprire a chiunque condivida i nostri principi libertari e di classe, riguarda il bisogno di riflettere sui mutamenti in atto, cogliendo gli aspetti di continuità del dominio nelle sue nuove forme e modalità, ampliando la nostra base di conoscenze teoriche e di analisi e facendone patrimonio condiviso, valorizzando la nostra griglia ideologica ma in maniera inclusiva e non rigida.

Per questa ragioni ci apriamo a quanti e quante nel mondo anarchico e altrove sentono l’esigenza di mettere le proprie intelligenze, le proprie esperienze di lotta in un comune Coordinamento che sappia costruire una difesa collettiva delle lotte e della partecipazione dei e delle libertarie nella loro attività politica, culturale e sociale.

Organizzarsi per fronti tematici di lotta aperti: locali, nazionali e internazionali

Lo sfruttamento economico da parte di padroni e padroncini nei confronti dei lavoratori, dei precari, delle false partite IVA, dei giovani immigrati, degli studenti/lavoratori, e della restante classe subalterna, è sempre più decentrato e disarticolato nei territori delle metropoli e delle province.

E’ qui che risiedono le mille forme potenziali di conflitto rivendicativo ed è qui che spesso tali forme rimangono ad uno stadio embrionale, isolate dalle altre espressioni rivendicative.

L’intervento che tutte e tutti noi proponiamo si estrinseca sia nel costruire e difendere la partecipazione che, laddove sussistano le condizioni, nel sostenere e diffondere il conflitto nelle forme che i territori oggi cercano di esprimere.

Questo piano di intervento è fondamentale, oggi ancor più di ieri.

Pensiamo sia necessario organizzarsi secondo fronti tematici di lotta capaci di:

potenziare la risposta sociale territoriale;

permeare l’organizzazione politica con le proprie istanze, i propri linguaggi, i propri metodi, per potenziare la sua propria utilità sociale, mantenendola parte organica della classe stessa.

In tal senso guardiamo con interesse anche alle pratiche organizzative delle nostre organizzazioni sorelle estere, cogliendo quegli strumenti proficuamente utilizzati nelle loro realtà militanti e di intervento.

Strumenti e prossimi passiUL

Oggi abbiamo aperto una nuova esperienza, tutta da costruire.

Per questo motivo riteniamo opportuno che forma e sostanza del nascente Coordinamento siano costruite nel desiderato e atteso processo di individuazione dei vari fronti di intervento, articolando proposte e gruppi di lavoro nati con l’interessamento di compagni e compagne presenti nei vari territori.

In grande sintesi, il Coordinamento “Salamandre”:

nasce su presupposti aperti a quanti vorranno portare il loro contributo, proponendo spazi in cui analizzare le tematiche individuate per gli approfondimenti, in vista della individuazione dei fronti di lotta, da gruppi di lavoro o da singoli compagni;

si dota di un bollettino interno quale strumento per la condivisione e lo scambio di informazioni e interventi;

si dà un appuntamento annuale, pubblico, in cui costruire il dibattito e definire le varie iniziative comuni, mettendo a confronto le varie esperienze locali, nazionali ed internazionali.

Le attività funzionali di segreteria verranno svolte a rotazione.

I compagni e le compagne del Coordinamento “Salamandre”

Bologna, 10 Novembre 2024

coordinamentosalamandre@gmail.com